Studi /Decorazione medievale del duomo di Pisa

Da DecArch - Decorazione architettonica romana.
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M. MILELLA, "Osservazioni sulla decorazione architettonica esterna del duomo di Pisa (XI e XII secolo)", sul sito web DecArch.it, 16 luglio 2012 (link http://www.decarch.it/wiki/index.php?title=Studi_/Decorazione_medievale_del_duomo_di_Pisa).
Il testo presenta alcune osservazioni effettuate sulla splendida decorazione architettonica del duomo di Pisa osservata e fotografata nel corso di una visita non programmata in compagnia di XG (a cui vanno i miei ringraziamenti per le fotografie e per avermi sopportato :-)

Date

La costruzione dell'attuale duomo di Pisa venne iniziata nel 1064, opera dell'architetto Buscheto, in seguito alle vittoriose imprese militari della Repubblica marinara (che contribuirono anche a garantire le risorse necessarie). Pisa aveva inoltre il sostegno imperiale e di Matilde di Toscana. Nel 1088 le fu concessa la dignità arcivescovile.

Le date del completamento sono segnate dalla consacrazione dell'altar maggiore da parte del pontefice nel 1118 e di altri minori nel 1121. Nel 1135 vi si svolse un concilio al quale fu presente anche Bernardo da Chiaravalle.

Prima della metà del XII secolo fu avviato l'ampliamento della chiesa verso ovest, ad opera di Rainaldo, che proseguì sotto altri architetti (Guglielmo e Riccio prima e Biduino poi), terminando probabilmente intorno agli anni '80 del XII secolo.


Descrizione

L'edificio è a cinque navate concluse dal coro con abside e da un transetto trasversale di altezza minore a tre navate, anch'esse concluse da un'abside. All'incrocio è presente una cupola ovoidale su un tamburo ottagonale, mentre le altre coperture sono a travature lignee e a volta solo negli spazi minori. Gli alzati interni sono sia per le navate che per il transetto a tre livelli: colonnato, tribune e finestre.

La decorazione esterna è caratterizzata dall'utilizzo del marmo bianco delle appena riaperte cave di San Giuliano e dall'utilizzo irregolare della bicromia. Le superfici dei muri sono articolate da arcature cieche o da trabeazioni su lesene, che delimitano campiture con le aperture o con decorazioni a losanghe e a intarsi. Le decorazioni contemporanee si alternano ad episodi di reimpiego.

Nella decorazione appositamente eseguita per la cattedrale i motivi decorativi già conosciuti in esempi precedenti sono strutturati in modo nuovo e crearono un repertorio di forme, largamente utilizzato nei tre secoli successivi.

La decorazione pisana fino all'XI secolo avanzato era stata caratterizzata soprattutto dal reimpiego di elementi romani, che vennero attivamente ricercati anche al di fuori della città. Da questo corpus, presente nella città, gli scultori attivi nella decorazione della cattedrale di Buscheto mostrano di essersi ispirati: i motivi derivanti dal lessico antico sono riprodotti fedelmente o reinterpretati con grande precisione.

A partire dal quarto e quinto decennio del XII secolo nelle chiese pisane prevalgono le sculture appositamente realizzate, a partire dalla decorazione realizzata per l'allungamento della cattedrale sotto Rainaldo, il cui stile è caratterizzato dall'introduzione di figure umane e zoomorfe nel repertorio delle forme.

Si distinguono due gruppi di scultori: il primo si caratterizza per un intaglio molto minuto, di gusto arabeggiante, mentre il secondo per un modo di scolpire più decisamente plastico.

Gli elementi di reimpiego oltre a servire da modello rappresentavano un simbolo politico: attraverso di essi si manifestavano i legami della città con l'antica Roma, della quale Pisa si proclamava legittima erede. Alcuni pezzi provengono probabilmente dagli edifici romani della stessa Pisa, mentre per altri è certa una provenienza da Roma (il fregio con delfini riutilizzato come transenna presbiteriale proviene dalla cosiddetta basilica di Nettuno e tre capitelli con aquile e fulmini dalle terme di Caracalla).

Osservazioni sparse

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Lato posteriore, alla sinistra dell'abside (parte dell'XI secolo): cornicione marcapiano tra l'ordine inferiore, con arcate cieche ornate da losanghe con intarsi, e l'ordine superiore a lesene; archivolti delle arcate inferiori e coronamento di imposta
Il cornicione marcapiano riprende gli elementi del capitello corinzio (foglie di acanto e spirali delle elici/volute), ricomponendoli per costituire una modanatura decorata continua.

La foglia d'acanto è a sua volta schematizzata, con i lobi inferiori che si staccano dal corpo della foglia (costituito da cima ripiegata e lobi superiori, ingranditi rispetto al modello classico) e si uniscono a quelli della foglia adiacente, creando un nuovo motivo arcuato con contorno frastagliato dalle piccole fogliette triangolari, sottolineato dalle nervature pure arcuate che lo percorrono. La coppia di nastri con estremità spiraliformi, che riprendono le elici del capitello corinzio, sono resi come un calice a V, con spazio centrale occupato da una piccola foglia liscia, che sembra nascere dall'elemento arcuato creato dall'unione dei lobi inferiori della foglia d'acanto. Inferiormente segue un astragalo a fusarole e perline indistinguibile da quelli antichi presi a modello.

L'invenzione di questo nuovo motivo è particolarmente interessante per comprendere le modalità con cui gli scultori della cattedrale pisana rielaboravano i modelli antichi. Il modello del capitello corinzio, sintetizzato nei suoi elementi essenziali e ritenuti più caratterizzanti, è evidente. Nel contempo l'isolamento e la ricomposizione in una nuova sintassi degli elementi che costituivano la struttura organica del capitello antico è un'operazione sostanzialmente anticlassica, possibile dunque solo in epoca medievale. Tuttavia, la ricomposizione dei singoli motivi che sono stati così ottenuti non avviene mediante una semplice giustapposizione puramente decorativa, ma segue a sua volta una logica organica (la foglia che nasce dal calice formato dalla coppia di elici a riempire lo spazio a V lasciato vuoto, la coppia di elici che nasce dal nuovo calice/cespo formato dall'unione dei lobi inferiori della foglia d'acanto), analoga a quella che aveva portato alla formazione e alla trasformazione delle modanature antiche e che evidentemente era stata profondamente compresa e fatta propria dagli scultori pisani.

Gli archivolti presentano un kyma di foglie lisce segnate da una solcatura centrale e con margini evidenziati, una fila di piccoli e ridotti dentelli e un kyma lesbio continuo, con profilo interno dal lobo superiore ridotto. Le stesse modanature decorate ritornano nel coronamento di imposta. Le modanature sono state riprese probabilmente da modelli romani presenti in città e fedelmente riproposte: l'unica differenza è rappresentata dalla riduzione dei dentelli a modanatura di transizione, che non comprare se non in epoca piuttosto tarda (mentre i kymatia sembrano rimandare a modelli di I-II secolo). La caratteristica più evidente, in particolare negli archivolti, nella rielaborazione del disegno preso a modello, è rappresentata dalla netta trocatura delle cime delle foglie e delle punte contigue degli archetti del kyma lesbio continuo.

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Fianco sinistro, parte posteriore oltre il transetto (parte dell'XI secolo): cornicione marcapiano tra l'ordine inferiore, con arcate cieche ornate da losanghe con intarsi, e l'ordine superiore a lesene; archivolti delle arcate inferiori cieche e archivolto della nicchia, con relativi coronamenti di imposta.
La cornice marcapiano in questa parte riprende il motivo degli archivolti, lo stesso già descritto. Lo stesso motivo si ritrova anche nel coronamento dell'ordine superiore di lesene (come si vede ad esempio qui).

L'archivolto della nicchia è costituito da una sequenza di foglie d'acanto, le cui cime ripiegate sono questa volta trattate decorativamente anche sulla faccia a vista e nelle quali i lobi inferiori rimangono distinti.

La stessa trasformazione presente nel marcapiano del retro (la trasformazione degli elementi del capitello corinzio in una modanatura continua) si ritrova invece nel coronamento di imposta dell'arcata cieca, a sinistra nella fotografia, nel quale tuttavia la coppia di spirali riprende la sua funzione originaria di elici e volute, riproponendo la forma di un capitello, sebbene ridotto in altezza.

L'altro coronamento di imposta dell'arcata cieca, è decorato da una sequenza di foglie d'acanto e da un kyma lesbio trilobato inferiore (anche in questo caso ripresi fedelmente da un modello romano). Il richiamo al capitello corinzio è tuttavia presente nella comparsa di un fiore dell'abaco centrale con relativo stelo.

I coronamenti di imposta della nicchia, che proseguono con la stessa altezza i coronamenti d'imposta dell'arcata cieca, sono decorati ancora con una sequenza di foglie d'acanto, di forma piuttosto allargata (con i lobi che tendono ad un andamento orizzontale) alternate a foglie d'acqua più alte (nella posizione che in un capitello dovrebbero avere i caulicoli). Lo spazio libero al di sopra della cima ripiegata delle foglie d'acanto è occupato da coppie di foglie d'acanto di profilo, che richiamano i calici, con fogliette corte e arrotondate invece che allungate a spigolo e appuntite come quelle della foglia sottostante.

La costante di queste "imitazioni" di capitello corinzio antico è costituita dalla libera ricomposizione dei singoli elementi componenti, che ottiene comunque il risultato di dare l'"impressione" di un capitello corinzio classico.

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Coronamento di imposta delle arcate cieche all'angolo tra la parte posteriore del fianco sinistro (a destra nella foto) e il transetto sinistro (a destra nella foto) (parte dell'XI secolo)
I due coronamenti sono caratterizzati da una simile successione di modanature: dall'alto, inquadrate da piccoli listelli lisci si trovano le seguenti modanature:
  • un kyma di foglie lisce, con foglie segnate da una solcatura centrale e con margini leggermente rilevati, alternate a foglie triangolari in secondo piano con nervatura centrale a spigolo;
  • kyma ionico con sgusci a largo nastro quasi piatto, segnato al centro da una leggera incisione, che si assottiglia sotto l'ovulo, separati da lancette con due trattini di risulta che nei punti in cui il nastro è in parte rotto sembrano dare l'impressione delle alette di una punta di freccetta;
  • dentelli di altezza ridotta e fortemente distanziati, privi di elementi di separazione, analoghi a quelli già descritti;
  • kyma lesbio continuo nel coronamento del fianco sinistro e kyma lesbio trilobato nel coronamento del transetto, con sottostante astragalo a fusarole e perline:
    • il kyma lesbio continuo si distingue forse dal modello antico solo per l'allungamento degli archetti, che conservano del modello antico sia il contorno interno con spigolo marcato tra il lobo superiore e la parte inferiore a triangolo, sia la nervatura a spigolo della stretta foglia triangolare che costituisce l'elemento interno agli archetti, nascente dal bottone che riempie il lobo superiore;
    • il kyma lesbio trilobato presenta archetti con nastro largo e leggermente concavo, con margini appena rilevati, elemento interno analogo a quello del kyma lesbio continuo e fiore a tulipano con calicetto che distingue il fiore dallo stelo, i petali laterali con cima ripiegata e il terzo petalo centrale, ma con profilo interno tra i due petali laterali segnato da un margine rilevato che è forse un'innovazione dello scultore medievale;
    • l'astragalo come in altri casi è indistinguibile dai modelli antichi.

Gli angoli esterni dei due elementi presentano motivi angolari a calici simili a quelli che avrebbero potuto trovarsi su elementi antichi, ma probabilmente reinterpretati. L'angolo interno è invece risolto con il semplice accostamento dei due blocchi. Le modanature presentano disegno e resa difficilmente distinguibili dai modelli antichi, ad eccezione dei dentelli, di dimensioni ridotte e trasformati in una modanatura di separazione. L'accostamento di due blocchi molto simili anche per articolazione e le dimensioni, ma con una delle modanature scelta diversa, la soluzione "rapida" per l'angolo interno e la presenza dei dentelli ridotti (e del kyma di foglie lisce analogo a quello presente su altri coronamenti del duomo) permette tuttavia di riconoscerne la probabile realizzazione in epoca medievale.

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Sul fianco destro, parte anteriore, i punti in cui, in corrispondenza dell'innesto dell'ampliamento di XII secolo, si modificano le decorazioni del coronamento sopra l'ordine di lesene (sopra) e della cornice marcapiano sopra le arcate cieche (al centro) e particolare della medesima cornice marcapiano nella parte anteriore più recente (sotto).
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Le decorazioni dei due coronamenti sono nella parte posteriore del fianco destro (a destra nella foto) quelle già viste nelle altri parti dell'edificio realizzate nell'XI secolo. In due punti diversi, tuttavia le decorazioni presentano una diversa scelta di modanature e sono opera degli scalpellini rainaldiani. Il coronamento dell'ordine di lesene della parte anteriore presenta infatti un kyma lesbio trilobato rovesciato, un listello e un kyma ionico a lancette che sostituisce la successione di kyma di foglie lisce-dentelli-kyma lesbio continuo della parte più antica.

Il cambiamento stilistico si evidenzia anche dalle differenze presenti nel disegno e nella resa dei motivi. Il kyma lesbio trilobato, insolitamente rovesciato, presenta archetti collegati tra loro alla base del nastro (dunque superiormente nella posizione rovesciata del motivo), a creare anche un secondo archetto, diritto, con i lati leggermente concavi. Per rendere forse possibile questa alternanza di archetti diritti e rovesci, l'archetto vero e proprio presenta inoltre un lobo superiore piuttosto ridotto. L'elemento interno agli archetti è rappresentato da un calice d'acanto a V, mentre il fiore a tulipano presenta il margine interno nello spazio a V tra i petali laterali, sottolineato da una marcata sporgenza. La frastagliatura dell'elemento interno agli archetti e la sottolineatura dei margini segnalano una diversa resa stilistica, con un maggiore gusto per una grafica minuta "a trina", realizzata con solchi e forellini di trapano..

In un altro punto, leggermente più avanzato anche la decorazione della cornice marcapiano sopra le arcate cieche si modifica: al posto del kyma di foglie lisce compare un motivo a tralci ondulati che si intrecciano e danno origine a ciuffi di acanto frastagliati negli spazi lasciati vuoti. Il kyma lesbio continuo è arricchito dalla frastagliatura del contorno interno, secondo il modello del kyma lesbio continuo vegetalizzato romano. Inoltre tra gli archetti è aggiunto un piccolo calice a V ugualmente frastagliato.

Anche in questo caso si evidenzia il gusto per una lavorazione più ricca di effetti grafici, sia per la numerosa presenza di forellini di trapano che disegnano la fastagliatura delle foglie d'acanto, sia per i margini rilevati degli steli sottili del tralcio ondulato nella modanatura superiore.

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Facciata, archivolto del portale centrale (parte di XII secolo)
Questo gusto per la definizione dei particolari attraverso i forellini di trapano si evidenzia anche nella ricchissima decorazione della facciata, nella quale l'adozione e la rielaborazione dei motivi romani si mescola all'introduzione di raffigurazioni antropomorfe o zoomorfe.

L'archivolto del portale centrale è costituito da una fascia con figurine umane dalle braccia sollevate che si alternano a ciuffi di acanto fastagliato, separato per mezzo di una fascia liscia, di marmo dal colore leggermente più scuro, da un'altra fascia che riprende il motivo del "capitello corinzio continuo", che ripete, con resa leggemente diversa, il motivo presente nella parte più antica e già descritto.

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Pannello decorativo con fregio a girali inserito tra portale centrale e uno dei portali laterali
Anche il fregio a girali, il cui modello è ripreso da specifici modelli romani: un fregio simile è reimpiegato, con il completamento di un altro blocco realizzato in epoca medievale, come architrave del portale del transetto destro (vedi qui e qui).
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Facciata, fusto della colonna sinistra di inquadramento al portale laterali sinistro, fasce con modanature decorate (parte del XII secolo).
I fusti che inquadrano i due portali laterali sono lisci e decorati da una serie di fasce con modanature decorate che riprendono da vicino motivi classici. Tra questi nelle fotografie sono mostrati un kyma lesbio trilobato e un kyma lesbio continuo vegetalizzato, trasformato con l'inserzione tra gli archetti di un fiore a tulipano.

Il kyma lesbio trilobato presenta archetti a larghi nastri leggermente concavi, elemento interno a forma di calice d'acanto rovesciato e fiore a tulipano intermedio con calicetto distinto e margini interni rilevati che si collegano alla cima ripiegata dei petali laterali.

Il kyma lesbio continuo è vegetalizzato con il contorno interno degli archetti suddiviso in lobi distinti da forellini di trapano, a loro volta suddivisi in fogliette il cui contorno è ugualmente stato disegnato con il trapano. I lobi e in generale la superficie dell'archetto sono prercorsi da fini nervature a rilievo. L'elemento interno agli archetti è costituito da un calice a V di foglie d'acanto, simile a quello presente anche nel kyma lesbio trilobato. Tra gli archetti è stato inserito un fiore a tulipano, di nuovo simile a quello del kyma lesbio trilobato.

Il motivo mostra sia il gusto per l'effetto grafico delle forme frastagliate realizzate con il trapano, sia la rielaborazione dei motivi romani con la libera ricomposizione degli elementi costitutivi delle modanature, già presente nelle decorazioni del duomo del secolo precedente.

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La cornice marcapiano inferiore riprende il motivo del "capitello corinzio continuo", con sottostante astragalo a fusarole e perline, già presente nella decorazione del secolo precedente. In questo caso, tuttavia, il capitello corinzio conserva anche il caulicolo e i calici, da cui nasce la coppia di elici e volute, ad andamento marcatamente orizzontale e schiacciata contro il bordo superiore.

Lo stelo del caulicolo è particolarmente massiccio e rivestito da foglie d'acanto frastagliate e le foglie di profilo dei calici terminano con una spirale che raddoppia il motivo liscio delle elici/volute. La foglia d'acanto presenta inoltre la cima ripiegata suddivisa regolarmente in sottolobi e in fogliette.

Facciata, cornice marcapiano al di sopra della base con arcate cieche e portali
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Facciata, portale centrale, capitello composito (a sinistra) e capitello corinzio (a destra) delle colonne di inquadramento.
I fusti che inquadrano il portale centrale sono decorati da massicce girali d'acanto con foglie riccamente frastagliate, analogamente ad un esemplare conservato nel Camposanto di Pisa.

I capitelli, che sostengono due leoni, contemporanei alla decorazione della facciata sono di tipo composito e corinzio: l'adozione di due modelli diversi rivela la minore importanza data alla simmetria rispetto al gusto per la variazione, secondo modalità che non sarebbero possibili in epoca romana.

Entrambi i capitelli riprendono tutti gli elementi dei modelli romani, anche quelli minori, compresi i viticci rivestiti da foglie d'acanto nel capitello composito e il calicetto per lo stelo del fiore dell'abaco nel capitello corinzio. Il gusto grafico per gli elementi frastagliati dal trapano si trova maggiormente negli elementi vegetali secondari, mentre le foglie d'acanto, strette e allungate, riprendono più da vicino modelli probabilmente flavi (con le zone d'ombra verticali allungate).

Bibliografia

  • A. R. CALDERONI MASETTI, "Sulla facciata del duomo di Pisa", in Ricerche di storia dell'arte, 47, 1992, pp.65-80.
  • A. PERONI (a cura di), Il duomo di Pisa (3 volumi), Modena 1995:
    • A. PERONI, "Architettura e decorazione", I, pp.13-147;
    • C. NENCI, "Le coordinate della decorazione architettonica", I, pp.148-152;
    • C. NENCI, "La decorazione architettonica dell'esterno", I, pp.169-190;
    • G. TEDESCHI GRISANTI, "Il reimpiego di materiali di età classica", I, pp.153-164;
    • A. MILONE, "Il duomo e la sua facciata", I, pp.191-206.

Collegamenti esterni